DOCUMENTARIO
TERRA NERA
un documentario di Simone Ciani e Danilo Licciardello
un documentario di Simone Ciani e Danilo Licciardello
info: terranera.info
Il land grabbing è l’accaparramento delle terre da parte di Stati, investitori locali, internazionali o transnazionali. Il fenomeno si estende all’intero pianeta dove, con il beneplacito della Banca Mondiale e di politiche corporate-friendly, milioni di ettari di terreni e di risorse naturali vengono ceduti alla speculazione. Un fenomeno che ha subito un’accelerazione in questi ultimi tempi, tanto che, in tre anni, secondo la FAO, solo in Africa sono stati venduti 20 milioni di ettari di territori.
Le sabbie bituminose (tar sands) sono depositi di sabbia e argilla satura di bitume ovvero petrolio allo stato solido o semi-solido. La lavorazione delle sabbie bituminose genera diversi agenti chimici altamente nocivi: idrocarburi policiclici aromatici, mercurio, arsenico, acido naftenico e diossido di azoto. La produzione di un barile di petrolio da sabbie bituminose richiede mediamente l’utilizzo da 2 a 4,5 barili di acqua e rilascia nell’atmosfera, secondo la tecnica di lavorazione impiegata, tra il 17 e il 23 % di gas ad effetto serra in più rispetto a un barile di petrolio convenzionale, oltre a causare ingenti livelli di inquinamento delle acque e della terra.
“Sono passati i tempi in cui ci potevamo permettere di pensare al petrolio come un input a basso costo per la crescita economica e sociale, senza tener conto dell’impatto sull’ambiente e sulle generazioni future“
Paolo Scaroni, Amministratore Delegato Eni – discorso all’United Nation Leadership Forum on Climate Change, Nazioni Unite – New York, 22 settembre, 2009
CANADA
Gli abitanti di Fort Chypewyan e delle
terre confinanti con le zone di sfruttamento delle tar sands si ammalano
con una frequenza tripla rispetto alla media a causa dell’inquinamento
delle falde acquifere. I pesci hanno da tempo maturato malformazioni e
danni genetici, negli animali si rilevano tassi altissimi di metalli, in
diverse zone è proibito l’uso dell’acqua dei fiumi e dei laghi e
vengono regolamentati i consumi individuali di pesce e di carne locale.
Dove prima c’erano foreste, ora ci sono crateri di terra arida ed enormi
bacini che raccolgono gli scarti di lavorazione. Lo stato dell’Alberta,
unico posto nel mondo dove viene portato avanti lo sfruttamento su
larga scala delle sabbie bituminose, sta andando incontro a disastri
ambientali su larga scala: gravi processi di deforestazione, distruzione
di preziosi habitat naturali, rapido impoverimento delle risorse
idriche, contaminazione delle falde acquifere nonché l’insorgere di
malattie e tumori rari nella popolazione dei territori interessati.
Paradossalmente, proprio a causa di questo processo, il Canada sta
mettendo a rischio la propria sicurezza energetica dato che le riserve
di gas metano, utilizzato per l’estrazione e il processamento delle
sabbie, stanno terminando.
L’Athabasca Chipewyan First Nation assieme
ad altre comunità di nativi è attualmente protagonista di una lotta di
resistenza contro l’espansione delle concessioni, in particolare quella
della Shell. Questa lotta in continua crescita vede l’insorgere di
movimenti indigeni sostenuti da associazioni ambientaliste e
organizzazioni civili di tutto il territorio nordamericano riunitesi
negli ultimi mesi sotto il nome di Idle No More.
CONGONel maggio del 2008 la multinazionale italiana Eni, una tra le dieci principali compagnie energetiche del mondo, ha siglato un accordo confidenziale con il ministero dell’Energia del Congo che prevede un investimento di 3 miliardi di dollari per avviare la ricerca e lo sfruttamento di olii non convenzionali in sabbie bituminose in un’area di 1790 chilometri quadrati nella regione di Kouilou.
Il bacino del fiume Congo è uno dei più
ricchi ecosistemi del pianeta; ospita una delle principali foreste del
globo, “polmone” del clima mondiale e regolatore del clima della
regione. Eni ha dichiarato pubblicamente che nessun progetto coinvolgerà
la foresta pluviale e le aree ad elevata biodiversità né comporterà il
trasferimento di popolazioni, fornendo rassicurazioni riguardo alla
localizzazione delle sabbie bituminose che – secondo Eni – sarebbero
state trovate nella savana. Eppure studi della compagnia stessa hanno
rilevato che dal 50 al 70 % della zona di concessione per le sabbie
bituminose sono occupate da foreste e zone altamente sensibili della
biosfera.
Tre guerre civili, succedutesi tra il 1993 e il 1999, hanno distrutto
larga parte delle infrastrutture del paese, provocando un netto
deterioramento delle sue potenzialità economiche e il precipitare degli
indicatori sociali di sviluppo. Secondo la Banca mondiale, almeno il
54,1% della popolazione vive sotto la soglia della povertà, ma le stime
non ufficiali parlano di almeno il 70%. Si calcola che un abitante su
cinque soffra di malnutrizione e che solo un quarto della popolazione
abbia accesso all’energia elettrica. A Pointe Noire, la capitale del
petrolio, manca spesso l’energia e quasi tutte le abitazioni e gli
esercizi commerciali producono energia con generatori a diesel. Ironia
della sorte, il Congo è il settimo produttore africano di petrolio, che
nel 2009 ha rappresentato circa il 67% del PIL e più dell’90% delle
esportazioni del paese.“La conquista della terra, che sostanzialmente consiste nello strapparla a quelli che hanno la pelle diversa dalla nostra o il naso leggermente più schiacciato,
non è una cosa tanto bella da vedere, quando la si guarda troppo da vicino”
Joseph Conrad, Cuore di tenebra
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